Con la rete le aziende giocoforza si sono dovute aprire al confronto. Questo non è sempre costruttivo, alcuni profili o gruppi utilizzano questa inevitabile raggiungibilità per sferrare attacchi, anche organizzati. Ed ecco che entrano in gioco i “troll”, utenti anonimi che si inseriscono nelle discussioni online con fine di disturbo o manipolazione. Sono un effetto collaterale dell’evoluzione della rete. Capite bene come oggi sia facile creare delle azioni di disturbo o delle reti di influenza per attaccare un brand in modo strutturato. I troll devono il loro nome alla mitologia scandinava, dove sono rappresentati come piccoli demoni mistificatori, rozzi e irsuti che abitano le foreste. Diciamo che per lo meno ora non abitano le foreste. Rispetto agli albori della rete sono ora distinti in più tipologie. La prima è il disturbatore, soggetto reale singolo il cui scopo è scatenare la rabbia su terzi e impedire una conversazione civile. Tutto sommato è la categoria meno pericolosa. Su Facebook e Twitter, a causa di chissà quale confuso senso di invulnerabilità, sono spesso in chiaro, con il tempo il numero si ridurrà sotto montagne di richieste di danno.
Indice del libro
Massa reputazionale
4.1 Il relativismo della materia reputazionale
4.2 Spazio reputazionale
4.3 Massa reputazionale
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Misurare la reputazione
6.1 Misurare ciò che è invisibile
6.2 Il dato primitivo e strutturato
6.3 Dal dato alla massa
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