Abbiamo visto la disinformazione avanzare negli anni, silenziosa, inizialmente di nicchia, fuori dai radar delle istituzioni e dei brand. Largamente sottovalutata. Il caso Stamina, su cui ho personalmente lavorato al Ministero della Salute, forse il primo a emergere in modo chiaro e doloroso. Più sottile l’azione nelle campagne per abbandonare l’euro. La disinformazione, le fake news se vogliamo dirlo in modo popolare, non è più oggi un fenomeno confinato a un solo campo. È pervasiva. E ritengo sia una delle sfide più grandi che i sistemi democratici devono affrontare. Non uso il futuro perché la sfida è già qui. C’è un quesito chiave quando si parla di contenuti online e disinformazione: dove nasce, cresce e muta la nostra percezione del vero e del falso? Può sembrare una questione astratta, ma riuscire a capire i meccanismi e le dinamiche di questo spazio può fare la differenza per arginare il problema. Questa “modulazione” del vero e del falso avviene nello spazio digitale, che abbiamo definito Data Space. Possiamo considerarlo come lo spazio di dati, contenuti, conversazioni a cui siamo quotidianamente e costantemente esposti, che sia tramite un PC, uno smartphone o la TV.
Indice del libro
Massa reputazionale
4.1 Il relativismo della materia reputazionale
4.2 Spazio reputazionale
4.3 Massa reputazionale
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Misurare la reputazione
6.1 Misurare ciò che è invisibile
6.2 Il dato primitivo e strutturato
6.3 Dal dato alla massa
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