L’era della reputazione: 15 principi su cui costruire una nuova comunicazione
Con il mondo digitale siamo entrati nell’era della reputazione, il concetto stesso viene ridefinito, diventa multidimensionale e impatta tutte le sfere della nostra esistenza. Per capire davvero in che modo, dobbiamo prima rivedere degli schemi che oggi sono semplicemente superati e fuorvianti. Vi sono 15 principi, che devono essere alla base di una ridefinizione della comunicazione e della percezione, di cui la reputazione è la forma più alta.
La reputazione è potere
La reputazione è un potere che può comprendere appieno solo chi la detiene. Apre porte, decide per noi con chi lavoreremo e quanto verremo pagati, definisce di che rispetto possiamo godere nella comunità, definisce la nostra credibilità, può decidere persino della nostra vita sentimentale. Il concetto di reputazione è correlato a doppio filo alla fiducia, alla relazione, alla credibilità. Parole che pesano come il piombo nella vita di tutti noi, nella vita dei brand, dei servizi, delle istituzioni, dei governi. La reputazione sembra una entità astratta, un qualcosa che non si può toccare, ma solo perché si cerca di vederla con gli occhi. È invece un qualcosa di molto concreto, è come un’aura che avvolge il soggetto e arriva ai suoi interlocutori, anche quelli che non sa di avere, li avvolge e si frappone trasformando la percezione in base alla sua forma. Se la reputazione è debole, quest’aura sarà sottile, ininfluente. E sarà ininfluente negli esiti. Per questa ragione, chi non la detiene non può comprendere gli effetti. Se invece è potente, può stravolgere la percezione, in bene e ovviamente in male, se questa è negativa. Più avanti affronteremo casi di iper-reputazione, casi limite di estrema intensità che riescono a far passare il brand praticamente illeso attraverso crisi di enorme portata. Il digitale e i social network hanno estremizzato tutto questo, lo hanno accelerato, reso pervasivo, reso accessibile a chiunque, ha rotto ogni confine fisico. Ma ha al tempo stesso stravolto alcuni concetti a cui siamo ancorati.
L’Ingegneria Reputazionale si occupa di plasmare la reputazione in questo nuovo mondo, definendone la nuova fisica, le nuove regole, le nuove modalità. Per arrivare a comprendere il nuovo modello proposto è necessario ripensare profondamente 15 pilastri del nostro modo di comunicare e percepire la comunicazione. Il radicale mutamento che stiamo vivendo è una vera e propria frattura che solca il nostro tempo. Non è sufficiente una revisione dei nostri metodi perché in alcuni casi parliamo di rappresentazioni inconciliabili tra loro. Viceversa, il rischio è restare indietro e continuare ad applicare vecchi schemi che non hanno più alcuna possibilità di incidere. Volete un esempio concreto di che cosa significhi restare indietro? Pensate al concetto di guerra, l’Occidente è ancora radicato all’idea dei grandi scontri militari fatti di eserciti, portaerei, flotte, carri armati. Ma tutti i recenti conflitti sono stati diversi, siamo entrati in un concetto di caos persistente e guerra ibrida, il terrorismo per esempio si infiltra nei territori rendendosi invisibile, usando come arma gli strumenti della vita quotidiana come i mezzi di trasporto. L’attacco alle Torri Gemelle poteva essere impedito da una portaerei? Le nuove guerre nei Paesi evoluti non saranno con i cannoni, ma saranno diverse. Saranno economiche e reputazionali (sì, sono in atto da tempo, minando la credibilità e le relazioni dei concorrenti), attraverso flussi migratori, con la disinformazione che si insinua e inficia i processi democratici. Allo stesso modo è nel digitale, non cambiare modello significa continuare a investire nei carri armati, mentre gli avversari giocano a un tavolo del tutto diverso. […]